"Non
vi ho chiesto di essere BRAVI RAGAZZI, ma CRISTIANI"
Di Lara Weidmann
Ciao! Mi chiamo Lara e mi è stato chiesto di raccontare la mia storia
di fede. Adesso ho quasi 25 anni, sono infermiera all'Ospedale Beata Vergine
di Mendrisio e sono animatrice di Azione Cattolica. Ma cominciamo dall'inizio
... Faccio parte di una famiglia che si definisce atea, e come i miei genitori
anch'io sono stata a lungo convinta che non esistesse un Dio. "A cosa serve
un Dio?" mi chiedevo "Non vedono che non c'è nulla al di fuori
di ciò che vediamo?" Nonostante ciò ho comunque sempre frequentato
l'ora di religione a scuola. Ho tentato più volte di chiedere la dispensa
ai miei genitori, ma la risposta è sempre stata quella: "Male non
può farti!" Per me la religione e la matematica erano la stessa
cosa: da ascoltare, ma inutili. Tutto O.K. fino alle medie e poi il CAOS, la
sensazione di sentirsi impotenti, inutili. Poi ho compreso che non ero sola
...qualcuno mi amava infinitamente, tanto da avermi voluta così, con
un po' di pregi e carica di difetti. Non è facile spiegare cosa sono
state ... forse si potrebbe parlare di SOLITUDINE. Quattro anni sono lunghi
e una giovane cambia, le scuole dell'obbligo finiscono. lo sono poi andata alla
propedeutica e l'inizio non è stato dei più allettanti, mi sentivo
astiosa verso tutti. È difficile fidarsi degli altri. Le cose sono lentamente
cambiate e un giorno ho conosciuto Simona, mi aveva subito colpita per quella
sua strana croce di legno al collo e per il suo ostinato dirsi cristiana. Non
ricordo come, ma so che abbiamo cominciato a cantare "Dolce sentire",
una canzone che avevo registrato non so dove e che mi era piaciuta molto. Non
ricordo neanche come mai cominciai ad andare con lei alle Lodi e alla Messa
al convento dei Frati minori di Loreto. Forse fu la paura degli esami imminenti.
Fatto sta che iniziai a frequentare gli incontri della Gioventù francescana
al venerdì sera. I loro discorsi mi parevano astrusi, pure fantasie,
ma il loro vivere insieme mi affascinava. Mi avevano accettata con gioia e senza
chiedermi niente. Pur non capendo niente, ho voluto essere fedele a quel gruppo
e a quegli incontri e sono stata premiata ... adagio, adagio, ho imparato a
conoscermi meglio, ad accettarmi e ad accettare l'amicizia degli altri. Ho conosciuto
quella che per noi era la parola chiave: fraternità. Così ho camminato
ed è giunto naturale il passo verso il Battesimo, la Cresima e la Comunione.
C'era però un ultimo ostacolo: i miei genitori non erano d'accordo, per
niente. È stata dura decidere di farsi battezzare senza di loro e senza
la loro approvazione. Comunque ero conscia di non essere sola e mia zia e la
fraternità mi hanno aiutato molto. Il 21 dicembre 1991 è stato
il grande giorno! Non si è però fermato a questo il mio cammino
col Signore: ho avuto il dono di conoscere il Vescovo Eugenio con la sua grande
semplicità. "Non vi ho chiesto di essere bravi ragazzi, ma cristiani
..."; ho compreso solo allora il grande impegno preso col battesimo: essere
cristiani! Questo è quello che mi prefiggo da quel giorno: non più
io che vivo, ma Cristo che vive in me. Non è facile; ogni giorno la fede
viene messa a dura prova, specie in ospedale. Le sofferenze sono molte ed è
impossibile non lasciarsi coinvolgere ... Qui si impara a conoscere l'importanza
del silenzio, della preghiera, di Cristo.